Mostra di Esther Luthi

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Luci, colori ed emozioni

Nelle opere pittoriche di Esther Luthi si coglie subito una freschezza compositiva che ricorda un immaginario fiabesco, libero da vincoli o rigori prospettici. La realizzazione delle opere infatti sembra essere ispirata completamente dalla realtà del mondo che circonda l’artista e nella quale essa trasferisce i suoi sogni, i suoi desideri, in una mutevole leggiadria delle forme che compongono i protagonisti dei suoi dipinti. In ogni pennellata si scorge infatti un momento intimo dell’artista in cui essa è forse ispirata dalla bellezza dei paesaggi, dal folklore, da un volto. Si nota un forte apprezzamento per l’arte ed il paesaggio italiano, che trova riscontro nelle sue tele dai colori vivaci, decisi, che contribuiscono a creare quel clima spensierato, quella gioia di vivere che traspare nei sorrisi delle figure femminili. C’è Venezia con i suoi gondolieri, le cupole, i canali, che subito rimandano ad una dimensione leggiadra, di serenità dell’animo che la pittrice contribuisce ad aumentare grazie alla sua personale visione delle cose. Nelle pieghe dei tessuti, nelle stoffe colorate, in ogni dettaglio si evince una forte componente emotiva che restituisce una visione effimera, quasi rarefatta. Segno di una realtà che è sì protagonista del primo momento creativo, ma che via via lascia spazio alla fantasia, alla creatività, alle libere espressioni delle emozioni e delle loro sfumature che Esther Luthi lascia accogliere prima in sé e poi restituisce sulla tela cariche di nuovi e personali significati simbolici. Così si evince l’amore per la vita, il gioco, il saper apprezzare le cose semplici ma essenziali, come un sorriso, un passo di danza, un raggio di sole che si riflette nella laguna. Ogni emozione trova così posto nel suo spazio artistico, se ne appropria e lo restituisce carico di nuove suggestioni visive che l’osservatore ha il pregio di cogliere e fare proprie, nella sua personale rielaborazione del mondo e delle emozioni che l’artista riesce a mettere in risalto sulle sue tele. Ognuna diversa ma funzionale a ricomporre il linguaggio della celebrazione della vita in sé.

Dott.ssa Elena Gradini, critico e storico dell’arte