Suggestioni d’Oriente, tra colori e armonie vibratili dalle Mille e una Notte
L’artista Aydan Uğur Ünal acceca il suo spettatore con una gioiosa esplosione di colori che invadono e traboccano sulla tela, oltrepassandola. E’ un lavoro maestoso, barocco e incontenibile che si allarga su tutta la superficie del dipinto e la percorre con profondi solchi ed alternanze cromatiche, dense di significati che si aggrappano alle lontane fascinazioni orientali. Si scorgono cosi i caldi colori della sua Turchia, fatta di melodie antiche, di intensi profumi speziati e tende mosse appena da un vento caldo, denso e opprimente. Colori che affondano nel Mito grazie l’impiego di oro, porpora e lapislazzuli, che sollevano una polvere d’oro e restituiscono antiche visioni di personaggi lontani, entrati nell’immaginario collettivo universale. Giasone e Medea, i Dervisci danzanti, la Terra lontana dell’antica Anatolia. Il segno è purissimo e definisce contorni smaltati che brillano alla luce e catturano lo sguardo che finisce per proiettarsi tra danzatrici orientali, arabe fenici e occhi di Allah, nel più squisito stile dalle Mille e una Notte. L’armonia cromatica per quest’artista sintetizza una ricerca continua tra ragione e sentimento, filtrando con una scelta, forse volontaria, quelle realtà di cui spesso sentiamo parlare di rimando e che raccontano ancora di storie tristi, fatte di guerre e sofferenze di genere. Aydan oltrepassa questo nostro mondo sensibile per approdare ad un universo felice ed astratto dove esiste solo la gioia senza la sofferenza e il dolore. Sono carichi di energia spirituale i suoi vortici, a metà tra pittura e scultura, tra trasparenza e realtà aumentata, dove si affollano volti, sguardi, processioni, filamenti, dragoni e fenicotteri che richiamano una perduta età dell’Oro di vaga matrice bizantina. Così, tra incanti e disincanti, le sue, che sembrano ceramiche smaltate, allargano il desiderio dell’animo umano di ricongiungersi ad una primitiva idea di bellezza all’interno di un mondo che sta sempre più perdendo le sue infinite sfumature e tende invece verso il grigiore delle città e degli individui, sempre più soli. Ma all’artista questo non la tocca, e continua piuttosto a rifugiarsi nel suo sfavillante mondo dorato, senza tempo e senza alcuna affezione per le turpi bruttezze della realtà che è al di fuori della sua superficie.
Dott.ssa Elena Gradini, critico d’arte
Suggestions of the East, between colors and vibratile harmonies of the Thousands and One Night
The artist Aydan Uğur Ünal blinds his spectator with a joyous explosion of colors that invade and overflow on the canvas, exceeding it. It is a majestic, baroque and irrepressible work that spreads over on all the surface of the painting and runs through it with deep furrows and chromatic alternations, full of meanings that cling to the distant oriental fascination. Can be seen thus the warm colors of his Turkey , made of ancient melodies, intense spicy scents and curtains moved slightly by a warm, dense and oppressive wind. Colors that sink in the Myth thanks to the use of gold, purple and lapis-lazulis, which raise a golden dust and restore ancient visions of far personages, who have entered in the universal collective imaginary.
Giasone and Medea, the dancing Dervishes, the distant Earth of ancient Anatolia. The sign is pure and defines enameled contours that shine in the light and capture the look that ends projecting between oriental dancers, Phoenician Arabs and the eyes of Allah, in the most exquisite style of the Thousands and One Night. The chromatic harmony for this artist synthesizes a continuous search between reason and feeling, filtering with a choice, perhaps voluntary, those realities of which we often hear talk of reference and that still tell of sad stories, made of wars and suffering of gender . Aydan goes beyond our sensitive world to arrive at a happy and abstract universe where only exists the joy without suffering and pain.
His vortices are full of spiritual energy, to half between painting and sculpture, between transparency and augmented reality, where faces, glances, processions, filaments, dragons and flamingos that recall a lost age of the Gold of vague Byzantine matrix.So, between enchantments and disenchantments, his work, which seem ceramic enameled , increase desire of the human mind to rejoin itself to a primitive idea of beauty inside a world that is increasingly moribund its infinite shadings and stretches instead towards the greyness of the cities and the individuals, always more alone. But this to the artist does not affect, and continues rather to take refuge in his sparkling golden world, timeless and without any affection for the ugly ugliness of reality that is outside its surface.
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