DONNA – DEMONE – DEA

Affetti, effetti, disaffezioni emotive nella pittura di Francesco Siclari

Il cromatismo adottato dall’artista Siclari ha il sapore di luoghi e vissuti umani di un tempo antico, proiettati attraverso la tela nella loro dimensione contemporanea. Una cristallizzazione pacatamente piacevole sembra infatti restituire immagini e visioni vicine e lontane insieme, trapuntate di pennellate ponderate, solidi nudi costruiti nello spazio come sacre architetture in un dialogo muto con se stesse e con lo spettatore osservante. Una tecnica particolare, da poco sperimentata da questo artista attivo sul panorama artistico nazionale ed estero da oltre mezzo secolo, unitamente alla sua mano paziente, offrono allo sguardo dello spettatore  angoli smussati di luce perlacea, interni domestici atemporali, atopici. E in quegli interni egli colloca come pietra angolare i suoi nudi solidamente costruiti in un continuo elogio del sé. Con la sua personale tecnica adottata, Siclari sembra comporre in traduzione visiva parte della letteratura italiana ispirata a quegli anni. Le sue modelle possono evocare le ambientazioni anni Sessanta in bianco e nero fissate nelle pagine de La Noia, dispiegate tra lo studio dell’artista Dino e il suo rapporto con il genere femminile. La Cecilia di Moravia finisce per assumere le molteplici sembianze suadenti, pigre, annoiate, ammiccanti, indifferenti, con o senza caratterizzazione psicologica, proposte in veste pittorica dai nudi di Siclari, il quale restituisce un variegato universo di amanti naturali, sane, informali, astratte, frigide, carnose o indifferenti. Così svanisce in questi interni abitati da Lolite casalinghe la categoria del tempo, percepito come eternità vuota, senza scossoni, senza pause. Magari rotta piuttosto da irruzioni brevi di sentimenti o idee.  Nuove, antiche; in realtà sempre le stesse. La deformazione soggettiva messa in atto dall’artista produce così una tale energia che sfocia nella dimensione psicologica dei suoi soggetti rappresentati e dell’altrove che essi custodiscono in quell’infinito microcosmo racchiuso in una bocca semiaperta, in un collant rosso tirato su, o in una chioma spettinata adagiata su un letto sfatto. Dialogano sì, ma forse ancor più del dialogo le sue silouhette ci concedono un loro momento, lontane e distaccate nella loro realtà infinita, complessa, segreta e oscura, oscillante tra astrazione e illimitato realismo. Certo è che la componente psicologica, astratta e onirica finisce per confondere e sopraffare gli atti della vita quotidiana poiché gesti e sensazioni vengono deprivati della loro gratuità banalmente insignificante e dirottati in un universo nuovo e raffermo dove tutto è muto ma in relazione. Istantanee sulla varietà umana racchiusa in un personale cosmo, alleviata dall’artista da sensazioni nuove e rare adagiate tra le pieghe del collo, polsi ossuti, busti torniti e seni opulenti.

Dott.ssa Elena Gradini, critico d’arte

Affections, effects, emotional disaffection in the painting of Francesco Siclari

The chromatisms adopted by the artist Siclari has the taste of places and human experiences of an ancient time, projected through the canvas in their contemporary dimension. A calm pleasing crystallization seems  in fact to return images and visions near and far together, quilted with pondered brush-strokes, solid nudes built in space as sacred architectures in a dumb dialogue with themselves and with the observing spectator. A particular technique, recently experimented by this artist active on the national and international artistic panorama for over half  century, together with his patient hand, offer to the spectator gaze smooth corners of pearly light, timeless, atopic domestic interiors. And in those interiors he places like cornerstone his solidly constructed nudes in a continuous praise of the self.
With his adopted personal technique, Siclari seems to compose in visual translation a part of the Italian literature inspired to  those years. His models can evoke the  settings of the years sixty in black and white  set in the pages of La Noia, unfolded between the study of the artist  Dino and his relationship with the female gender. The Cecilia of Moravia ends up taking multiple persuasive features, lazy, bored, winking, indifferent, with or without psychological characterization, proposed in pictorial form from  nudes of Siclari, which give back a variegated universe of natural lovers, healthy, informal, abstract, frigid, fleshy or indifferent. Thus the category of time, perceived as empty eternity, without jolts, without pauses, vanishes in these interiors inhabited by Lolite housewives. Maybe broken rather from brief irruptions of feelings or ideas. New, ancient; in reality always the same. The subjective distortion put in place by the artist thus produces such energy that results in the psychological dimension of his subjects represented and the elsewhere that they keep in that infinite microcosm enclosed in a half-open mouth, in a red pantyhose pulled up, or in a disheveled hair resting on an unmade bed. They converse yes, but perhaps even more than the dialogue, his silhouettes give us one of their moments, distant and detached in their infinite, complex, secret and obscure reality, oscillating between abstraction and unlimited realism. Certain is that the psychological component, abstract and dreamlike  ends up confusing and overwhelming the acts of the everyday life since gestures and sensations are deprived of their gratuity banally insignificant and  diverted into a new and stale universe where everything is dumb but in relation. Snapshots on the human variety enclosed in a personal cosmos, alleviated by the artist from new and rare sensations lying between the folds of the neck, bony wrists, turned busts and opulent breasts.