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Intervista

–             Quando ha scoperto la sua vocazione artistica?

E’ una passione che mi porto dietro da tantissimi anni. Ho cominciato a dipingere da ragazzino, ma la vera maturazione l’ho avuta alcuni anni fa, quando ho cercato di dare un senso filosofico al mio lavoro: la ricerca del particolare per catturare la realtà che ci circonda, e tentare di entrare nei suoi meandri più reconditi, scorci di mare, di cielo di nuvole, sempre con spatolate dense e materiche

–             Quale artista e/o corrente culturale è stata particolarmente importante per la sua formazione?
La corrente che ho apprezzato e continuo ad apprezzare è di certo l’Impressionismo, che mi ha in qualche modo formato da un punto di vista artistico. Da questi pittori ho imparato a capire l’importanza del colore e la sua carica espressiva sia nel tocco che nella presenza della materia, che rappresenta quasi una sorta di appendice, di contatto che l’artista vuole creare e mantenere con chi osserva una tela ed è ciò che ho cercato e sto cercando di fare: dense ed intense spatolate per dare vita e corpo ad una emozione. Negli ultimi anni ho avuto modo di approfondire anche quella che viene definita “arte concettuale”, da cui ho tratto un insegnamento, e cioè che è sicuramente bello ed affascinate esprimere un idea, una propria concezione filosofica attraverso i colori e l’intensità della materia. Nessuna forma, ma semplicemente l’uso più o meno intenso di alcuni colori per esprimere delle emozioni e dei concetti

–             Che cosa deve rappresentare e ispirare un’artista con la sua arte?
L’emozione più bella quando si dipinge è la gioia di rappresentare le proprie emozioni nonché le sensazioni della tua vita, cui ti senti maggiormente affezionato, da cui difficilmente ci si può separare, fanno e faranno sempre parte ed in ogni caso del tuo essere e della tua vita.
Il mare, gli azzurri, il celeste, il blu fanno parte del mio DNA, come informazioni cromatiche e sensazioni di momenti emozionali, vissuti da siciliano davanti allo specchio di un mare sempre cangiante minuto dopo minuto, fantastico esempio di un divenire, che ti proietta sempre e costantemente verso il futuro o la visione di un infinito, che ti dà il senso della libertà e la assoluta mancanza di ogni tipo di vincolo o costrizione o il veleggiare delle nuvole, che ti danno il senso della vita, che procedono, comunque, pur consapevoli di andare incontro a qualche temporale. Sensazioni, che accumuli e che, soltanto, con il trascorrere del tempo vengono fuori rievocando momenti della tua vita.
Più passa il tempo e sempre di più senti l’esigenza di trasferire su una tela queste emozioni, che non sono malinconici ricordi, ma vibrazioni che senti il bisogno di esternare e condividere con gli altri.
E’ questo desiderio che mi ha spinto e mi spinge tutt’oggi a dipingere , come una necessità recondita , di raccontare questi attimi emozionali, nella speranza che l’opera nel suo complesso possa in qualche modo trasferirli di volta in volta ad ogni osservatore.

–             Quali tecniche predilige per realizzare le sue opere?
È stata una evoluzione graduale, ma netta, che si è sviluppata spontaneamente senza alcuna forzatura. Tutto nasce tre anni fa, subito dopo la chiusura di una mia personale a Varese, l’interesse ed i giudizi positivi, mi hanno in qualche modo messo davanti ad un bivio ed alla fine la mia scelta l’ho fatta, ho abbandonato completamente la forma, nel tentativo di cercare di trasferire sulla tela le mie emozioni soltanto attraverso il colore, la intensità della materia e l’energia del movimento, e per fare ciò ho scelto l’uso della spatola, che mi permette, per l’appunto di accentuare il movimento ed altresì di dare più corpo e materia a tutte le mie opere, in modo da porre lo spettatore in una posizione non più passiva, quale semplice destinatario delle emozioni dell’artista, ma di assoluta e diretta interazione con l’opera stessa, fornendogli gli strumenti per andare oltre e far emergere le “sue” più profonde emozioni, quali attimi ed istanti della sua vita.