“Le Stanze del cuore di Loris Carnevali”

A cura di Elena Gradini

 … Tutti i tipi di materiali che potrebbero essere nel mio campo visivo: le foglie e le loro nervature, i bordi sfilacciati di un sacchetto di tela, le pennellate di una pittura moderna, un filo di una bobina, e così via.

Max Ernst, “Au-delà de la peinture”, Cahiers d’Art, 1937

 

Immersi in un universo liquido e leggiadro, i soggetti fluttuanti dell’artista Loris Carnevali si muovono sulla tela svincolati da qualsivoglia legame con la realtà contingente. “Pizzicati” sulla superficie, ove il colore si espande attraverso velature, spatolate corpose o piccoli tocchi, i corpi indagati dall’artista racchiudono in sé la ricerca formale unita al sentimento affettivo e in queste stanze del cuore l’emozione si stempera con la contingenza del caso in un rapporto osmotico in cui sentimento e forma divengono strumenti chiave di una ricerca sempre aperta a nuove forme possibili; ad appendici di un reale quanto mai distante dal quotidiano eppur sempre rievocato. All’interno della sua ricerca artistica, mediante il recupero di una sensibilità cromatica sempre nuova, l’artista sembra seguire due matrici stilistiche apparentemente distanti grazie alle quali riesce abilmente a muoversi sempre al limite tra l’astratto ed un vago, vaghissimo figurativo che, svuotate sagome e profili del loro peso inerte, ne conserva solo l’aspetto più nobile. Quello interiore, nudo e disarmato nei confronti del mondo esterno. Se in opere come Camminando, Pellicole, Prua, la materia si assottiglia come una pelle levigata e trasparente, in Terrazzi, Miraggio, Foglie, il colore subisce un violento trapasso e, sbalzato da medium pittorico a protagonista dell’opera, campeggia abbacinante sulla superficie di una tela che è altro, è un altrove vicino e lontano, familiare e sconosciuto, inquietante e rassicurante insieme. Nel dualismo che l’artista pone in essere l’operosità della mano esprime in perfetto connubio la fragilità di un sentimento di tenerezza, di silenzio, di cui si è forse alla continua ricerca in un presente storico qual è quello che ci è stato dato in sorte. Nell’epoca della velocità Loris Carnevali invita piuttosto alla riflessione, al saper osservare cose e mondi in silenzio, con la quieta pazienza del saggio. Così facendo disegno e pittura restituiscono un personalissimo frottage costituito da complessi rapporti tra oggetti e idee sovrapposte – a rilievo più o meno marcato – in grado di restituire la texture di una sottostruttura  che è immagine sfumata e emozione imprevedibile, intuendo così le infinite possibilità che ne possono derivare. Come se, attraverso un raschiamento, l’artista lavorasse per sottrazione di materiali, ricavando cosi da un’apparente superficie scabra un campo di indagine poetico prima, pittorico e materico dopo.

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